Colloqui
Esempio di un colloquio di psicoterapia
Per esemplificare cosa si intende per lettura simbolica di una malattia e per offrire un esempio di ciò che avviene nell’ambito di un percorso di psicoterapia ad indirizzo psicosomatico, di seguito riportiamo sinteticamente alcuni passaggi di un caso clinico.
Mal di schiena, una lettura simbolica
In questo dialogo tra Anna e il terapeuta si evidenzia bene come per la paziente gli attacchi di lombo sciatalgia da cui è affetta da tempo, siano legati in qualche modo ai simboli del femminile e, comunque, a un’azione trasgressiva: una relazione extraconiugale.
- Anna: Mi sento la schiena stirata
- Terapeuta: Stirata come?
- Come un filo che mi parte dal collo e mi arriva all’osso sacro. Sono tutta legata non so come faccio a stare in piedi.
- Anche adesso si sente legata?
- (interrompendo) Ma no, adesso sono seduta, non mi fa anzi male la schiena da seduta.
- Quando si siede il filo si allenta… anche qui con me si è allentato.
- Si, si, da seduta si allenta… anche da sdraiata. Me lo dice anche mio marito che da sdraiata sembro un’altra donna.
- Cioè?
- Si, meno nervosa, meno incazzata. Quando sono in piedi corro, faccio le robe, ho tutto in mano io, il lavoro, i figli, la casa. Uno ha un bel dire “Anna siediti, fermati un momento se non lo fai adesso, lo farai domani quel lavoro lì, sono tutte storie: o ti sdrai o stai in piedi”. Vorrà dire che starò seduta quando sarò in menopausa (risata).
- Con le mestruazioni bisogna correre?
- (leggermente imbarazzata) E beh, le mestruazioni mi fanno male, mi escono forti, è anche quello … anche quel fatto lì, che mi durano tutta la settimana per me non va bene… c’è qualcosa che non va. Le pare?
- Ma non so, non saprei.
- (cambiando di colpo il tono dell’umore) Questa è la sua risposta tipo…lei non sa mai niente… tanto la sciatica ce l’ho io…
- Pensavo … ecco mi chiedevo che cosa avrebbero da dire le mestruazioni a sentirsi trattate così?
- Cosa c’entrano le mestruazioni? Lei ha un bel dire, ma mio marito non mi soddisfa, quell’altro viene con me solo per fare i suoi comodi … e a me non mi becca più … chissà cosa ha capito quello lì.
- Che cosa ha capito?
- Non vede che mi usa? Lui viene, fa i suoi comodi, e se ne va, sempre in fretta di corsa.
- E a lei invece come piacerebbe?
- Con un po’ di tatto, di carezze. Un po’ anch’io che sono un blocco di marmo… non riesco a lasciarmi andare, penso a tante cose.
- Tipo?
- … Tipo più forti di me, che non dovrei, che non sta bene, sto sempre attenta… morale, ricade tutto su di me.
- In che modo?
- E sì, così finisce che io non provo niente, che la testa è da un’altra parte… (sospira) bisognerebbe riuscire a tagliare i fili che vanno dalla testa e vengono giù…
- (interrompendo) Giù dove?
- (indicando il bacino) Qua sotto.
- Come si potrebbe fare a tagliare questi fili?
- Ma…non so, forse con i massaggi. (ride) Ma i massaggi giusti, però. Peccato che lei non li usi. Pensi che bello se lei, anche parlando facesse i massaggi. Ma no dottore, guardi che scherzo.
- Cosa direbbe la testa se io la massaggiassi?
- Beh (ridendo) se la testa non rompe, la pancia va per conto suo.
- Quando va per conto suo non fa male?
- No, no. Ma dottore non scherziamo, parliamo di cose serie. Cosa faccio con Luca lo mollo? Non è mica serio che una si comporti così, non le pare?
Il linguaggio del corpo
È stato riprodotto un brano di un colloquio con Anna, affetta da attacchi recidivanti di lombo sciatalgia. Alla fine della seduta Anna si alza dalla sedia e non lamenta il solito dolore che la affligge quando sta in posizione verticale e che puntualmente lamenta all’inizio di ogni seduta.
È importante sottolineare che il “filo che porta dal collo e arriva all’osso sacro” è per Anna qualcosa che si collega ai simboli del Femminile (ad esempio le mestruazioni), e comunque ha una stretta relazione con azioni trasgressive (il rapporto extraconiugale).
Tali aspetti della lombo-sciatalgia si ritrovano alla base di numerosi “mal di schiena”. Qui ci si riferisce in particolare a quelle situazioni croniche, in cui l’elemento dominante il quadro clinico è il dolore e in cui non si evidenziano situazioni organiche capaci di spiegare l’insorgenza e il decorso.
I brani riportati del colloquio mettono in luce, abbastanza bene, come il linguaggio di Anna non sia separato da quello che sta accadendo alla sua schiena.
Senza entrare nel merito della tecnica (argomento trattato in modo particolarmente esteso nell’ambito del Corso Quadriennale di Psicoterapia) si può però osservare che lo sforzo terapeutico è diretto non a “spiegare” o a intraprendere la lombo sciatalgia di Anna. Piuttosto a far si che il linguaggio del corpo possa raccontarsi, esprimersi e in un certo senso “presentarsi”.
Anna racconta con il suo linguaggio analogico come nel dolore fossero contenute molte sfumature: la durezza, il desiderio di abbandono e l’angoscia di non poter controllare la situazione affettiva, il blocco del femminile. La possibilità di lasciar emergere queste verbalizzazioni nella loro sfumatura analogica ha, di per sé, un notevole significato terapeutico.
È importante sottolineare che il “filo che porta dal collo e arriva all’osso sacro” è per Anna qualcosa che si collega ai simboli del Femminile (ad esempio le mestruazioni), e comunque ha una stretta relazione con azioni trasgressive (il rapporto extraconiugale).
Tali aspetti della lombo-sciatalgia si ritrovano alla base di numerosi “mal di schiena”. Qui ci si riferisce in particolare a quelle situazioni croniche, in cui l’elemento dominante il quadro clinico è il dolore e in cui non si evidenziano situazioni organiche capaci di spiegare l’insorgenza e il decorso.
I brani riportati del colloquio mettono in luce, abbastanza bene, come il linguaggio di Anna non sia separato da quello che sta accadendo alla sua schiena.
Senza entrare nel merito della tecnica (argomento trattato in modo particolarmente esteso nell’ambito del Corso Quadriennale di Psicoterapia) si può però osservare che lo sforzo terapeutico è diretto non a “spiegare” o a intraprendere la lombo sciatalgia di Anna. Piuttosto a far si che il linguaggio del corpo possa raccontarsi, esprimersi e in un certo senso “presentarsi”.
Anna racconta con il suo linguaggio analogico come nel dolore fossero contenute molte sfumature: la durezza, il desiderio di abbandono e l’angoscia di non poter controllare la situazione affettiva, il blocco del femminile. La possibilità di lasciar emergere queste verbalizzazioni nella loro sfumatura analogica ha, di per sé, un notevole significato terapeutico.